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Trump o Biden?

10/04/2024

Penso si possa condividere la valutazione che siamo di fronte a una grande crisi del “monosovranismo” USA, con una forte e montante spinta a un multilateralismo, che vede la maggioranza di paesi non assimilabili (per semplificare i BRICS) all’occidente organizzarsi economicamente, militarmente e politicamente per contrastare il predominio occidentale guidato dagli USA.

La questione che divide è come affrontare e porsi rispetto a tale spinta che pare inarrestabile.

Per quanto riguarda gli Stati Uniti si vedono abbastanza chiaramente le due vie rappresentate dalla sfida tra Trump e Biden.

Provo ad illustrarle:

1)    Quella di Trump e del partito Repubblicano è sintetizzabile principalmente in una sorta di isolazionismo commerciale e in una apertura a investimenti di capitali esteri, finanziari e industriali (particolarmente di Europa e Cina) allo scopo di alimentare uno sviluppo industriale e di una ripresa di capacità produttiva che li rendano sempre più autonomi, bilanciando l’enorme e crescente squilibrio della bilancia dei pagamenti che ultimamente sta mettendo in pericolo la sovranità del dollaro. Dal punto di vista degli equilibri di potere una tale politica necessita di un equilibrio politico e militare fra i due potenziali blocchi, anche se è un equilibrio, a parole, aggressivo, sciovinista, nazionalista e razzista volto ad accontentare e solleticare la loro base politica reazionaria, bigotta e fascista.

2)    Quella di Biden (o chi per lui) e della maggioranza del partito Democratico al contrario si basa principalmente sella difesa a oltranza del potere militare politico ed economico dell’impero creato dopo la fine dell’Unione Sovietica. Tale difesa si concretizza in un vero e proprio attacco, politicamente aggressivo e spesso militare, contro tutti coloro che partecipano, più o meno attivamente, a questo cambio di equilibrio. Questa politica, mascherata da parolaie difese dei diritti e della democrazia, necessita di una completa sottomissione dei paesi tradizionalmente alleati e partecipi al vecchio dominio mondiale, ingabbiati in posizione subordinata e servile nella Nato e nelle alleanze militari nel Pacifico. Il pericolo che questa politica possa portare a uno scontro mondiale nucleare, a mio avviso, è enorme.

Noi non possiamo avere voce sulle scelte presidenziali che faranno gli USA (a parte un improbabile e assolutamente inutile tifo per l’uno o l’altro), però in minima parte potremmo incidere sulla politica italiana ed europea. Sinora tale politica è stata di sottomissione economica, politica, militare e culturale agli Stati Uniti e, accecati dall’ideologia occidentalista, sembriamo non esserci accorti di quello che sta succedendo nel mondo e dei cambiamenti che si stanno attuando.

Un ruolo autonomo dell’Italia e dell’Europa non è mai stato neppure in discussione, la nostra classe dirigente somiglia sempre più alla borghesia “compradora” e accattona dei paesi sopraffatti dal colonialismo ottocentesco.

Il mio parere è che, se continua così, la catastrofe è vicina; quindi, qualsiasi cambiamento di rotta che in qualche modo tenti di allentare, se non spezzare, questa sudditanza internazionale non solo una presidenza Trump la renderebbe più possibile, ma è quello che mi guiderà nelle mie banali e praticamente irrilevanti, se non per me stesso, scelte politiche.

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