Paolo Palazzi Blog

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È sempre molto difficile, analizzando e osservando quello che succede nel mondo, riuscire a capire bene quali siano i risvolti nei pensieri e nei comportamenti delle persone in particolare qui in Italia.

Mi sono fatto l’idea che sia talmente difficile decifrare quello che sta succedendo nel mondo e quindi anche gli effetti sulle politiche nazionali, che le persone si tendano a racchiudersi nei loro piccoli o grandi problemi quotidiani, di fatto considerando irrilevante o marginale il loro condizionamento da parte sia della politica sia dei conflitti mondiali. Di qui un certo qualunquismo e populismo di destra e di sinistra che si esprime con il non voto e una scarsa fiducia nella mobilitazione collettiva.

Ma è proprio così o è un’illusione?

Nonostante la complessità e la difficoltà di ben decifrare i conflitti mondiali attuali, mi sembra che possa essere almeno accettato come minimo comun denominatore l’esistenza di uno scontro epocale fra occidente (in senso lato: circa 1/10 della popolazione mondiale) e quasi tutto il resto del mondo, spesso organizzato, vedi: BRICS, SCO (Shanghai Cooperation Organization), NDB (New Development Bank) e i vari accordi per superare l’uso del dollaro come moneta internazionale.

È possibile che tale scontro abbia un qualche effetto sulle decisioni e sui pensieri dei cittadini occidentali? Credo sia impossibile negarlo e ho la sensazione che trascurarne i possibili effetti possa essere alla base della crisi politica della sinistra in occidente o, meglio, della vittoria della destra.

Provo a sintetizzare quello che mi passa per la mente.

Ecco un elenco di punti con i quali la narrativa “volgare” della cultura (intesa in senso lato) occidentale descrive di fatto, attraverso i giornali, la televisione, il cinema, i romanzi, il resto del mondo con (contro) il quale siamo in conflitto. Metto in fila alcune sensazioni:

1)    Sono più poveri e meno sviluppati economicamente e socialmente.

2)    Hanno culture primitive e arretrate rispetto alle nostre.

3)    Si combattono continuamente tra loro e al loro interno.

4)    La gestione interna di quasi tutti questi paesi è dittatoriale o autocratica, non accettano i nostri valori e sistemi democratici.

5)    Hanno usi e costumi, religiosi e sociali, incompatibili con il nostro modo di vivere.

6)    Ci vedono come privilegiati e vorrebbero essere come noi.

7)    Nello stesso tempo ci invidiano e ci odiano dando sempre colpa dei loro problemi alle ormai vecchie e superate politiche coloniali

8)    Una parte (molto?) rilevante di loro vorrebbe e tenta con successo di trasferirsi nel nostro mondo e goderne la ricchezza.

9)    La loro presenza nel nostro mondo è invasiva e destabilizzante, spesso sono odiosi, fastidiosi, violenti e portati al crimine.

10)    Ogni sforzo di integrarli, renderli simili a noi, sembra vano anche per chi è di seconda o terza generazione.

11)    La situazione mondiale dal secondo dopoguerra è rimasta sotto controllo per molti anni, prima grazie allo scontro/equilibrio politico e militare fra URSS e USA e in seguito, fortunatamente, grazie al predominio politico e militare degli USA e della loro attività di polizia internazionale.

12)    Nell’ultimo periodo, due fenomeni: l’enorme sviluppo economico e militare della Cina e il risorgere del nazionalismo russo tendono a coalizzare per la prima volta molti e i più importanti paesi non occidentali su posizione di fatto antioccidentali.

13)    Questa coalizione da tempo si è posizionata in contrasto politico ed economico con l’occidente e ci sono segni evidenti di possibilità di trasformazione in conflitti armati (la guerra in Ucraina insegna).

14)    La capacità politica, culturale, economica e militare dell’occidente di contrastare questa aggressività sembra affievolirsi.

15)    A lungo andare questo può mettere in discussione i nostri privilegi, il nostro benessere, le nostre relazioni sociali, il nostro modo di vivere, insomma tutto ciò che ci fa stare bene.


Difficile dire quanta parte della popolazione occidentale condivida, consapevolmente o inconsapevolmente, questa narrazione, ma è indubbio che ognuno di quei punti può essere visto come un serio problema.

Sono convinto che gran parte della classe dirigente e dei poteri decisionali dei paesi occidentali abbia una visione del conflitto mondiale attuale molto vicino all’accettazione dei punti che ho elencato, ma mettiamoci per un attimo nei panni di persone “normali”, credo e temo la maggioranza, che condividono, se non tutti, almeno la metà dei punti qui sopra elencati. Questi hanno infatti la percezione di quello sta succedendo, secondo me lo capiscono, ne hanno paura e pensano di poterne uscire seguendo i pifferai delle soluzioni semplici. Al posto loro a chi affideresti la gestione politica del tuo paese?

Pensate un attimo alle posizioni e alle “soluzioni” proposte su questi temi da politici di destra e di “non destra” o sinistra e cercate di dare una risposta, io credo di averla.

Mi piacerebbe poter analizzare le posizioni di destra e sinistra punto per punto, secondo me per semplicità, concretezza e speranza di risolvere i problemi vincerebbe la destra a mani basse, come del resto sta vincendo in tutto l'occidente. Sono convintissimo che le “soluzioni” proposte dalla destra siano illusorie, umanamente e politicamente esecrabili e soprattutto assolutamente inefficaci dal punto di vista pratico, ma le proposte politiche sono sempre un concetto relativo, vanno cioè commisurate alle idee alternative.

Allora proviamo sinteticamente a valutare le “ricette” delle due sinistre (sono di più ma è per semplificare).

a)    Abbiamo quella occidentalista che di fatto, scimmiottando le posizioni di destra tingendole di buonismo e di assolutismo cultural-democratico, si sta più o meno lentamente affievolendo nei consensi e nel peso politico. Dimostrando ancora una volta come cercare di convincere chi non la pensa come noi “coccolandone i pensieri e facendo l’occhiolino” sia perdente.

b)    Abbiamo un’altra sinistra che chiamerei radicale e anticapitalista che, dal mio punto di vista, riesce meglio a comprendere quello che sta succedendo, ma oltre ai bassissimi consensi elettorali, ha grandi difficoltà a concretizzare in idee politiche e azioni le proprie analisi e quindi non riesce a superare la soglia di rilevanza necessaria per avere un peso nella politica del paese.


Appartenendo idealmente e culturalmente alla seconda sinistra è ovvio che non ho grandi idee alternative sul famoso “che fare” e ho anche qualche difficoltà a fare delle ipotesi su quello che succederà, ma ci provo.

In una visione drammaticamente pessimista della situazione sembra che tra sconfitta storica e politica (militare?) dell'occidente o distruzione mondiale di portata inimmaginabile non ci sia molto spazio ad alternative.

Ma con una botta di ottimismo della volontà proviamo ad elencarne alcune:

1)    Una via è la sparizione dalla nostra politica e dalla nostra vita della Nato e dell'Unione Europea, superate dalla costituzione dell'Unione Mediterranea (senza fare gli schizzinosi, gli islamici non sono peggio dei nazisti balcanici e scandinavi) quale ponte con le aggregazioni del mondo non occidentale (ce ne sono molte e importanti). Il che significa rompere definitivamente con la "narrativa" politica, ideologica e culturale occidentale (papa Francesco può insegnarci qualcosa). Il problema è che bisogna avere molta pazienza e tempo, non si può fare in fretta e sarà probabilmente troppo tardi.

2)    Il processo di sviluppo del “non occidente”, anche se in modo differenziato, potrebbe accelerarsi, essere più veloce della crisi sociale culturale ed economica europea e occidentale. Ci potrebbe essere un processo mondiale simile a quello moltiplicativo del reddito, attraverso il quale la crescita economica e sociale dei paesi non occidentali non avvenga a scapito degli altri, ma al contrario simmetrico e cooperativo. Anche questa “soluzione richiede molto tempo e soprattutto un forte ridimensionamento del potere e un cambiamento delle politiche delle multinazionali produttive (ormai poche) e finanziarie occidentali.

3)    Infine, la soluzione “maschia”: ancora in occidente siamo più forti economicamente e soprattutto militarmente, possiamo vincere, e se la situazione politica e sociale tenderà a non adeguarsi alla soluzione di forza (forse andare a morire in giro per il mondo potrebbe risultare indigesto a parte importante della popolazione) ci sarà sempre la possibilità di ricorrere in occidente a un bel fascismo autoritario che potrà servire a bloccare i contrasti interni e favorire la presunta vittoria finale.


Ce ne sono altre? Non so non mi vengono in mente, provateci voi.